Dopo l’esempio della corte gonzaghesca del Gambaredolo, questo complesso appare notevolmente più ricco ed anche morfologicamente originale. Le varie fasi della costruzione, descritte da Campagnari e Ferrari, portano, attraverso il Quattrocento, Cinquecento e Settecento, momenti principali degli interventi architettonici, alla formazione di un insieme, in cui “… il passaggio da un arioso viale al ritmo serrato e stringente dei cortili e dei torrioni, in un susseguirsi di spazi aperti e chiusi, doveva dare a chi giungeva finalmente nel cortile grande, il senso del risalto che derivava al palazzo non tanto dal suo volume, invero contenuto e quasi modesto, quanto dall’essere esso la residenza del signore del luogo”. Infatti la caratteristica più notevole del complesso è questo suo farsi per episodi alcuni dei quali di spiccata originalità tipologica e formale, come la torre stellare, collegati da un percorso concreto lungo diversi momenti funzionali e da una successione percettiva, che, per contrasto esalta come un’unità morfologica la grande corte quadrata, avente per fulcro la torre. In questo quadro non è possibile leggere una veste unitaria, quale presupporrebbe l’intervento di Giulio Romano, nello stesso senso in cui esso è estremamente palese nella corte Spinosa di Porto Mantovano; resta infatti evidente, al di là delle tematiche architettoniche, un clima quattrocentesco, temperato, anche nelle torri e nel cortile chiuso, in senso umanistico, non nel gusto fastoso della natura e delle capacità umane, che si riscontra nel palazzo Te. Stato di conservazione buono. Di recente sono state portate a termine dai proprietari diverse opere di risanamento conservativo del torrione laterale.